LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 7

 

29 novembre 2015 – 1ª domenica di Avvento

Ciclo liturgico: anno C

 

Mostraci, Signore, la tua misericordia

e donaci la tua salvezza. 

 

Luca 21,25-28;34-36  (Ger 33,14-16  -  Sal 24  -  1 Ts 3,12-4,2)

 

Padre Santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell'umanità oppressa da tanti mali e apri i nostri cuori alla speranza, perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo giudice e salvatore.

 

 

  1. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,
  2. mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
  3. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
  4. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

 

  1. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso;
  2. come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
  3. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

               

Spunti per la riflessione

Signore nostra giustizia

Gerusalemme sarà ribattezzata Signore nostra giustizia, cioè il Signore è riuscito a infondere in noi la giustizia. Così Geremia incoraggia quanti sono tornati dall’esilio e hanno trovato solo macerie e si scoraggiano, sapendo che non riusciranno a vedere la ricostruzione della città e del tempio.

Ed è una buona notizia che voglio raccontarvi oggi, mentre vediamo nel mondo e nella Chiesa le macerie che si accumulano: davvero manca la giustizia.

Il clamore mediatico suscitato dall’ennesimo scandalo Vaticano (uscito fuori esattamente perché il Papa venuto dai confini del mondo vi ha messo mano con dolcezza e fermezza) ci lascia turbati: proprio coloro che dovrebbero brillare come modelli ed esempio, spesso, sono come quei farisei e quegli scribi accusati da Gesù, qualche domenica fa, di divorare le case delle vedove.

Preferisco, proprio su indicazione di Gesù, guardare, invece, allo splendido gesto della vedova che, in quel contesto di santo marciume, non esce dal tempio sbattendo la porta, ma mette in gioco quello che è, quel poco che ha.

Gli eventi di Parigi e di Bruxelles, la paura che sta contagiando la nostra vita, lo spettro del terrorismo che uccide persone inermi, ci spinge ad avere una visione alta e altra della vita, a guardare in alto, oltre gli astri che precipitano, come ci diceva Marco due domeniche fa.

E la pretesa di Cristo, mite, inerme, bastonato e ucciso, come molti suoi discepoli nelle Chiese d’Oriente, debole e perdente davanti alla logica del Male, fa dire a tutti i “Pilato” di oggi: dunque, tu sei re?

Il Giubileo che sta per iniziare ci sarà utile per riscoprire il vero volto di Dio, lasciandoci alle spalle millenni di cose da cambiare, per tornare all’essenziale, per abbandonare definitivamente un’idea approssimata e demoniaca di Dio per convertirci al vero volto di Dio, quello raccontato da Gesù.

A spanne direi che l’avvento di quest’anno si preannuncia più che interessante!

Reset

Quando nella Bibbia si deve parlare di un tema impegnativo si usa un linguaggio ricco di immagini e di simboli, che chiamiamo apocalittico e che anche Luca, che ci accompagnerà quest’anno con il suo Vangelo, ha imparato ad usare.

Lasciate perdere, ascoltando il brano di oggi, la fine del mondo e cose del genere.

Luca segue l’ordine inverso della Creazione: dal caos alla realtà, lì, dalla realtà al caos, qui.

Ed è la percezione che abbiamo, continuamente spaventati da sollecitazioni negative, da paure, da attentati ed eventi sanguinari. Stiamo davvero precipitando nel caos?

Sì, forse, possibile.

Ma noi, diversamente da quanti sono descritti nel testo, non moriamo di paura, macché.

Anche se a questo i terroristi ci spingono: a farci morire di paura.

Ma guardiamo venire il Signore nella gloria, dopo averlo accolto nella storia e dopo averlo lasciato nascere nei nostri cuori.

Perciò, solo perché crediamo, perché ci fidiamo, perché amiamo il Signore, davanti al caos che irrompe nel mondo e nella Chiesa, alziamo lo sguardo, conserviamo dignità, cresciamo in consapevolezza.

Sì, vieni, Signore Gesù!

Come il grano caduto in terra feconda la terra, così l’Avvento feconda la nostra vita per sbocciare a Natale in una festa di luce.

Danger!

Ma occorre vigilare, ammonisce Gesù nel Vangelo di oggi, stare attenti.

Lo sguardo si può abbassare, la dignità dello stare in piedi si può infiacchire.

Le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita possono impedirci di vedere, impedirci di vivere. Possono intorbidire la nostra coscienza di cristiani facendoci scivolare nella zona grigia dell’auto-assoluzione, dell’autoreferenzialità per cui anche gli inganni appaiono tollerabili, come sta accadendo nella Curia romana, sempre più simile al decadente codazzo di un principe rinascimentale.

Le dissipazioni: in un mondo in cui siamo costretti alla frenesia, ritrovare un ritmo di interiorità richiede una forza di carattere notevole. Siamo travolto dalle cose da fare, dispersi in mille rivoli che ci dissanguano, i giorni ci scivolano addosso impietosamente…

Le ubriachezze: il nostro mondo ci invita a fare esperienza di tutto, a osare, a sperimentare. E alla fine ci ritroviamo a pezzi, storditi, delusi.

Attenti, amici, a non cadere nell’inganno che le sirene del nichilismo ci propongono: abbiamo bisogno di unità, non di frantumazione. E questa scelta compiamola non in rispetto ad una ipotetica scelta morale, ma nella consapevolezza che Dio solo conosce la verità dell’essere.

Gli affanni della vita che esistono e non possiamo eliminare ma solo controllare mettendo al centro la ricerca di Dio e del mio vero io. Come quando appendiamo le cose che laviamo al filo per asciugare.

E quel filo cui appendere tutti gli aspetti della nostra vita, dice Gesù, è la preghiera.

Una preghiera densa, intensa, quotidiana, vera, legata alla Parola. Una lettura orante della Parola che ci permette, alla fine, di gioire.

Pazienza

Ci vorrà del tempo, e tanto, per vedere ricostruita Gerusalemme.

Ci vorranno secoli e la venuta del Messia.

Ma Geremia ci indica una chiave di lettura, un orizzonte, un altrove.

No, il mondo non sta precipitando nel caos, come dicevamo domenica scorsa, ma fra le braccia di Dio. Lo credo, lo vivo con fatica, combatto per costruire spazi di Regno nel caos, occasioni di luce nelle tenebre, ordine in me e dove vivo.

La preghiera e la meditazione della Parola, quella stessa Parola che creò dal nulla le cose che sono, ancora ricreano l’oggi di Dio.

Possiamo farcela, Dio ci sostiene, buon percorso di conversione al Natale.

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L’Autore

 

Paolo Curtaz

 

Ultimogenito di tre fratelli, figlio di un imprenditore edile e di una casalinga, ha terminato gli studi di scuola superiore presso l’istituto tecnico per geometri di Aosta nel 1984, per poi entrare nel seminario vescovile di Aosta; ha approfondito i suoi studi in pastorale giovanile e catechistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (1989/1990).

Ordinato sacerdote il 7 settembre 1990 da Ovidio Lari è stato nominato viceparroco di Courmayeur (1990/1993), di Saint Martin de Corlèans ad Aosta (1993/1997) e parroco di Valsavaranche, Rhêmes-Notre-Dame>, Rhêmes-Saint-Georges e Introd (1997/2007).

Nel 1995 è stato nominato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, in seguito ha curato il coordinamento della pastorale giovanile cittadina. Dal 1999 al 2007 è stato responsabile dell’Ufficio dei beni culturali ecclesiastici della diocesi di Aosta. Nel 2004, grazie ad un gruppo di amici di Torino, fonda il sito tiraccontolaparola.it che pubblica il commento al vangelo domenicale e le sue conferenze audio. Negli stessi anni conduce la trasmissione radiofonica quotidiana Prima di tutto per il circuito nazionale Inblu della CEI e collabora alla rivista mensile Parola e preghiera Edizioni Paoline, che propone un cammino quotidiano di preghiera per l’uomo contemporaneo.

Dopo un periodo di discernimento, nel 2007 chiede di lasciare il ministero sacerdotale per dedicarsi in altro modo all’evangelizzazione. Oggi è sposato con Luisella e ha un figlio di nome Jakob.

Nel 2009 consegue il baccellierato in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano con la tesi La figura del sacerdozio nell’epistolario di don Lorenzo Milani e nel 2011 la licenza in teologia pastorale presso l'Università Pontificia Salesiana di Roma, sezione di Torino, con la tesi Internet e il servizio della Parola di Dio. Analisi critica di alcune omelie presenti nei maggiori siti web cattolici italiani.

Insieme ad alcuni amici, fonda l’associazione culturale Zaccheo (2004) con cui organizza conferenze di esegesi spirituale e viaggi culturali in Terra Santa e in Europa.

Come giornalista pubblicista ha collaborato con alcune riviste cristiane (Il Nostro Tempo, Famiglia Cristiana, L’Eco di Terrasanta) e con siti di pastorale cattolica.

Nel 1999 è stato uno dei protagonisti della campagna pubblicitaria della CEI per l’8x1000 alla Chiesa cattolica. Come parroco di Introd ha accolto per diverse volte papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI nelle loro vacanze estive a Les Combes, villaggio di Introd.

 

 

Esegesi biblica

         

DISCORSO SULLA CADUTA DI GERUSALEMME (21, 5-38)

 

Il lungo discorso che si legge in Luca 21 appartiene al genere apocalittico: vengono descritti gli ultimi tempi come tempi di guerre e di divisioni, di terremoti e di carestie, di catastrofi cosmiche. Questo linguaggio ampiamente presente nel discorso di Gesù, non è il messaggio, ma semplicemente il mezzo espressivo che tenta di comunicarlo. Nessuna di queste frasi deve essere presa alla lettera.

Il discorso apocalittico nasce dalla convinzione che la storia cammina, sotto la guida di Dio, verso una salvezza piena e definitiva. Le delusioni e le continue contraddizioni della storia non riusciranno mai a demolire tale speranza, anzi serviranno a purificarla e a insegnare che la salvezza  è, al di là dell’esistenza presente, opera di Dio e non solo dell’uomo.

Il discorso apocalittico invita i credenti – che ora sono i cristiani coinvolti nelle persecuzioni e amareggiati dall’odio del mondo – a rinnovare la loro fiducia nella promessa di Dio e a perseverare nelle scelte di fede e a non cadere in compromessi: “neppure un capello del vostro capo perirà”.

Il discorso di Gesù in Luca 21 è un intreccio di notizie e di avvertimenti.

 

Le notizie: falsi profeti pretenderanno parlare in suo nome e assicurare che la fine è vicina: ci saranno guerre e rivoluzioni, popolo contro popolo e regno contro regno. Questi avvenimenti - eresie, guerre e persecuzioni – non esauriscono il panorama della storia e delle sue contraddizioni, ma Gesù li considera come situazioni tipiche e ricorrenti, situazioni che il discepolo deve essere pronto ad affrontare.

 

Gli avvertimenti, sono pochi e semplici: non lasciatevi ingannare, non vi terrorizzate, non preparate la vostra difesa. Il vero discepolo rimane ancorato alle parole del suo Maestro e non ha bisogno d’altro. Le novità non lo attirano, né cede alle previsioni di chi pretende conoscere il futuro. Per orientarsi gli bastano le parole del Signore.

Di fronte alle guerre e alle paure che così spesso angosciano gli uomini, il vero discepolo non si fa illusioni e non cade in facili ottimismi, tuttavia rimane fondamentalmente sereno e fiducioso.

La persecuzione, le divisioni, l’odio del mondo non sono i segnali di un’immediata fine del mondo, ma un’occasione di testimonianza e di perseveranza. Si attende il Signore testimoniando e perseverando, non fantasticando sulla vicinanza della fine del mondo.

Luca, conforme a tutta la tradizione evangelica, ripete che la liberazione è vicina (21,28). Questo non significa che il ritorno del Figlio dell’uomo sia oggi o domani, perché i segni premonitori (guerre e persecuzioni) sono i fenomeni presenti in ogni momento della storia. In altre parole Luca vuol dirci che il tempo presente è ricco di occasioni salvifiche che Dio stesso ci offre. Vigilare, quindi, significa non avere il cuore “appesantito”. Il ritorno del Figlio dell’uomo non sarà preceduto da segni premonitori prevedibili e rassicuranti: giungerà all’improvviso. Ciò che conta, dunque, è stare attenti a non lasciarsi sorprendere.